La storia dell’albero di ulivo
L’albero di ulivo è sempre stato presente, nell’ultimo mezzo milione di anni, sulla Terra. Da sempre si è intrecciato con la presenza dell’Uomo molto prima che questo fosse sapiens.
Il luogo di nascita dell’olivo (Olea europaea), prima selvatico e poi domestico sono le coste più calde ed asciutte del Mediterraneo. L’ulivo infatti ha bisogno di molto sole e poca acqua. Detesta l’umido e resiste all’arido.
Noccioli di olive sono stati trovati in insediamenti paleolitici in Francia meridionale, sui Pirenei spagnoli, ma anche in Germania.
Ci sono diverse correnti di pensiero su dove e quando sia iniziata la domesticazione dell’albero di olivo.
Difficile immaginarla lontano da quella mezzaluna fertile, la fascia tra il Tigri e l’Eufrate che si allunga poi verso il Mediterraneo. E’ qui che nasce l’agricoltura e l’allevamento che hanno accompagnato lo sviluppo dell’umanità negli ultimi 10.000 anni.
Infatti proprio in questo territorio si selezionarono i primi semi di orzo e di grano, si scelsero le prime capre per la lana e il latte. Qui l’uva di una vigna piantata dall’uomo è diventata vino. E in poche migliaia di anni dai piccoli gruppi di capanne alle grandi città fortificate è nata la nostra civiltà.
Gli olivi eran lì fin dall’inizio. Già grandi e produttivi lungo le coste della Siria, del Libano e della Palestina.
L’albero di ulivo nella storia
Prendendo per buona la datazione del diluvio a 6000 anni fa potremmo dedurre che già in quel tempo c’erano olivi dalle parti dell’Ararat. Se ci avviciniamo di un altro millennio alla nostra era già troviamo molte altre testimonianze della presenza della coltivazione degli olivi e del commercio dell’olio dall’Asia Minore verso il Mediterraneo.
Intorno al 2500 Hammurabi, nel suo Codice delle leggi assiro-babilonesi, emana norme precise sull’olio di oliva che ha già un’importanza economica come merce di scambio specialmente con gli Egiziani per il pagamento delle tasse. Resta comunque l’importanza sacrale dell’olio usato dai sacerdoti babilonesi per la predizione del futuro: ne spruzzavano sull’acqua qualche goccia e ne traevano vaticini.
L’epoca dei Cretesi
Un altro millennio trascorre e l’olio e l’albero di ulivo son ben saldi intorno al Mediterraneo. A Creta, nel palazzo di Cnosso (il mitico Labirinto di Minosse), sono emersi dagli scavi i depositi di enormi anfore (Pithoi) alte anche due metri, adibite esclusivamente alla conservazione dell’olio.
A Festo ci sono i resti di torchi, presse e perfino di tavolette d’argilla su cui erano registrati i luoghi di produzione e destinazione dell’olio.
Il commercio marittimo di olio era, infatti, la base dell’economia dei Cretesi che lo esportavano in tutto il Mediterraneo, e particolarmente in Egitto. Proprio in Egitto, nella tomba di Ramsete III (1184-1153 a.C.) e in quella di Tutankamon (1325 a.C.), si possono ammirare affreschi che riproducono vasi da olio e rami d’olivo. Allo stesso Ramsete III si deve la decisione di far impiantare il primo oliveto (2700 ettari) per la produzione di olio destinato al culto di Ra (Osiride).
Al termine del secondo millennio l’olivo si insedia, con la civiltà micenea, nell’Attica e nel continente fino ad arrivare fino all’Albania. In letteratura si parla di ulivo già nell’Odissea quando Ulisse, dopo essere scampato al naufragio, viene lavato da Nausicaa e dalle fanciulle Feaci e poi unto con l’olio degli olivi coltivati nel giardino di Alcinoo.
L’ulivo in palestina
In quel tempo in Palestina già si coltivava olivo e si produceva olio in grandi quantità. Nei Pressi di Tel Aviv la scoperta di un oleificio filisteo capace di produrre annualmente anche 2000 tonnellate d’olio. L’ olio prodotto serviva per l’illuminazione e per i balsami da esportare nelle terre del Nilo per le imbalsamazioni e i riti funerari egizi.
A Tel Mique Akron c’è un altro enorme impianto per la lavorazione delle olive che contava un centinaio di presse. Il sistema di produzione era come quello utilizzato fino a qualche tempo fa.
Le olive si macinavano con pietre tondeggianti, poi i fiscoli – sacchi in fibra vegetale – che si riempivano di pasta oleosa venivano accatastati e pressati con travi-torchio incastrate nella parete (palmenti).
Questo opificio del 1000 a.C. può essere considerato uno dei più grandi complessi industriali dell’antichità. Toccava poi ai Fenici trasportare queste enormi quantità di olio con le loro navi veloci in tutto il Mediterraneo: oltre l’Egitto fino alla Cirenaica e poi oltre Cartagine, contendendo ai coloni della Magna Grecia, i mercati di Sicilia e Sardegna fino alle coste ispaniche.
(fonte: Coltura&Cultura)